«Orgoglio del passato, passione per il futuro»: questo era il motto della famiglia Bolla, che riassume lo spirito innovativo e l’attenzione verso l'evoluzione del mercato e del consumatore, senza però dimenticare i valori della tradizione.
Già negli anni ‘20 Alberto Bolla capì che il vino, che all’epoca veniva solamente servito sfuso nelle osterie, sarebbe diventato un prodotto di largo consumo, e per questo era necessario investire sulla qualità e sulla valorizzazione del prodotto.
La spinta in questa direzione data da Giorgio Bolla fu fondamentale. Egli intuì che la damigiana e il fiasco, all’epoca i contenitori di riferimento, non erano in grado di valorizzare i vini pregiati, ma erano adatti solamente ad un vino da tavola per consumo quotidiano. Da qui la decisione di vendere i vini di pregio solamente in bottiglia, con tappo sughero, etichetta e capsula in alluminio, proprio come avviene ai giorni nostri.
La visione futura della famiglia Bolla ha il suo apice con la valorizzazione e la promozione, nei primi anni ‘50, dell’ Amarone, oggi icona dell’eccellenza enologica della Valpolicella, ma all’epoca solamente un vino da consumare in famiglia o con amici.